Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le tre vie della pittura

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Caroli, Flavio 50 occorrenze

Le tre vie della pittura

. William Hogarth, Caratteri e caricature. Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli. una città di eccellenti fremiti culturali, ma anche di

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, forse meno acuto, ma di straordinaria vitalità. Qui il pittore 99. William Hogarth, Predica a fedeli addormentati. Minneapolis, Institute of Arts. ci

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quelli di tutti i giorni: non è proprio il momento di ritrarla. Ma lo sguardo che ci rivolge è diretto e franco, pieno di dignità 100. Gaspare Traversi

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, Gustave Courbet (Funerale a Omans, fig. 103), e Honoré Daumier (Il vagone di terza classe, fig. 104), ma anche Degas (L’assenzio, fig. 105) e, sullo

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Ma, per tornare a noi, e al Settecento, che è all’origine di tutto, arriviamo alla fine del secolo, e parliamo di un quadro che riteniamo per così

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malinconia e della disperazione (quella del Barry Lyndon di Kubrick, per esempio), che derivano dal conflitto fra i Sensi e la Ragione. Tutto ciò è vero, ma

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Ma tutto ciò ben presto comincia ad arrivare anche alla pittura italiana. Una città, una filosofia, una volontà di pittura fanno da ponte fra il

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. Ogni singolo dettaglio dell’opera deve vivere a interno di questa norma, altissima, supremamente gratificante, ma anche inflessibile.

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Il tonalismo è nato ed è diventato la chiave vincente della pittura europea. Ma Giorgione sostiene il tonalismo a un’altezza di assoluta classicità

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vive in un pomeriggio turbolento ma anche impassibile, nel quale le luci della costa di collina, e il cielo e gli stessi compartimenti di luce e di ombre

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, Caravaggio ha ritratto se stesso, non posso fare a meno di chiedermi come è possibile non dico descrivere, non dico dipingere, ma anche solo

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essere uno dei tanti ragazzi di vita dei quali il pittore si circondava, ma potrebbe anche trattarsi di Caravaggio stesso quand’era ragazzo, cioè di

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buoni, anche ottimi, pittori che si dichiarano suoi allievi, ma si tratta sempre di artisti che, in qualche modo, decurtano l’altissimo messaggio del

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. Rembrandt non ha dipinto molti paesaggi nel corso della propria vita, ma quelli che conosciamo arrivano a veri e propri miracoli di alchimia, perché

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Bernardo Bellotto conferma, ma rilancia, le idee di suo zio Canaletto. Nel Palazzo dei Giureconsulti (fig. 23), immette l’umidità, la verità di

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Ma le perturbazioni, le turbolenze, per propria caratteristica sono limitate nel tempo; dopo i temporali si esce di nuovo nell’azzurro, e nell

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colorate. Le ombre non dovranno più essere un elemento scuro e ottundente all’interno del dipinto, ma dovranno avere una loro tonalità, saranno esse stesse

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sua natura, non ha vocazione all'Impressionismo; è anzitutto un disegnatore, è un realista, ma viene a trovarsi, forse suo malgrado. in una

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privata. ma colto nel suo manifestarsi. Manet, in questo dipinto, rivela un’attenzione verso l’interiorità che appartiene a lui e non appartiene a Monet

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drammatica, poi sempre più quotidiana e realistica, poi esistenziale e contemplativa, poi esistenziale con vocazione spiritualistica. Ma quello raggiunto è

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La luce, dunque, che è stata, e sarà, “forma simbolica”, o metafora, del nostro destino, ma soprattutto di ciò che noi pensiamo del nostro destino

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discontinui, vaganti” (ricordate Lorenzo Lotto?), non certezze ma risucchi di luci e di ombre, ed esterni minacciosi nelle perenni piogge tenebrose che

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in poi, sarà impossibile ignorare: la pittura è prima di tutto cosa mentale, è pensiero, è attenzione sì al visibile, ma soprattutto all’invisibile, a

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caratterizza non solo l’arte figurativa, ma proprio il pensiero, si può dire l’epistemologia, occidentale, e che non si riscontra in nessun’altra cultura del

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“scienza” è estremamente impreciso. Eppure, ad esempio, Leonardo ci parla di “forza” come di un’energia non già di muscoli, ma essenzialmente psichica

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ne abbiamo, ma esiti del dialogo fra i due artisti esistono indubitabilmente: esattamente nel 1500, la ritrattistica giorgionesca cambia marcia, e si

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avuto rivali sul piano dell’impianto compositivo e della perfezione classica dell’immagine. Ma anche qui giungono arie che immettono, nella

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atteggiamento formalmente rispettoso ma da cui trapelano untuosa 50. Pontormo, Ritratto di Cosimo il Vecchio. Firenze, Galleria degli Uffizi. ipocrisia e

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espressionistica, vocazione che si espliciterà più di tre secoli più tardi. Ma è veramente miracoloso il destino che tocca a quest’opera. I numi della pittura

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È poi inevitabile riprendere, sempre a proposito di Caravaggio, ma sotto l’aspetto introspettivo, quel Davide con la testa di Golia (cfr. fig. 14

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ribellione definitiva all’orrore della vita: corpo e anima, carne e psiche, annodati in un destino inesplicabile e inevitabile. Ma qui le cose sono

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Dopo Caravaggio e Rembrandt, dovremmo parlare del Barocco, ma vorrei, invece, sorvolare su questo periodo, perché nel Barocco la teatralizzazione

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solo artistiche, ma anche di attribuzione di ruolo sociale. L’eco sarà vastissima, e rilancerà l’interesse per la fisiognomica verso il Sensismo

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, contessa di Chinchon, fig. 61), ma particolarmente significativa per il nostro discorso è un’incisione dal titolo Il sonno della ragione genera mostri (fig

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Ma c'è di più è drammaticamente affidato all’arte del secondo dopoguerra. Due esempi, solo apparentemente contrapposti. Ritratto e un sogno (fig. 73

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Sul versante figurativo, ecco invece la carne tumefatta, il grugno ottuso e scimmiesco, le gambe possenti ma sfasciate in cui Francis Bacon ha

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. Ma il suo viaggio proseguirà ad infinitum, finché ci saranno civiltà e capacità espressive per rispondere agli interrogativi ultimi e primari della

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Come sempre avviene, anche nel Settecento l’arte rispecchia, e spesso precede, i mutamenti non solo del pensiero, ma della società. Mutamenti che mai

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, che conoscono una circolazione intensissima, ma anche con le gambe dei pittori che si spostano in continuazione da Parigi a Roma, a Vienna, a Madrid

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seicentesca, è chiaro il marchio di nuova intensità e individualità delle figure. Vediamo nell’invenzione dell’artista la concentrazione, la distanza, ma nello

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europea, e lo facciamo con un pittore forse non molto noto, ma che ha avuto grande importanza per tutta la pittura italiana, o nord-italiana. Parliamo di

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’Ottocento, che a queste verità, ma nel senso esclusivo del realismo, dedicherà tutte le proprie forze, non farà che decurtare la ricchezza d

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protagonista ci volta le spalle (La sguattera, fig. 83), ma che ciò nonostante ci racconta tutto di questa donna umile che, nel silenzio di una povera

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: “vorrei e non vorrei”, figura combattuta, innamorata ma traditrice, che sente il dovere della fedeltà ma nello stesso tempo è travolta dalle tentazioni

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veloce e indagativa, ma non priva di dolcezza, e la rappresentazione di quest’attimo quasi fotografico è estremamente eloquente, si può appaiarla forse

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sensualità di questo ritratto, certamente nello splendore della pittura, nei rossi, nei blu appaganti e sontuosi, ma anche nelle labbra tumide dell

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Rimaniamo sul tema del concerto in famiglia, ma questa volta a Venezia, con Pietro Longhi (Il concerto, fig. 91). Questa è una delle tante scene che

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, nonché l’imponenza struggente della natura. Ma in realtà, in Watteau la leggerezza è solo apparente, e ascrivibile ai temi. Watteau è pittore

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anni, non è ancora la Lady Hamilton leggendaria (per la bellezza e per la vita avventurosa, iniziata nella povertà e finita nell’abbandono), ma è già

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Restiamo a Londra, ma cambiamo decisamente il punto di vista, con un pittore che è pittore ma anche letterato, che è letterato ma anche uomo di

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